martedì 6 marzo 2007

Scuolabus, ma non per Sara

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Dal Giornale di Vicenza del 6/3/2007

Recoaro/1. L’incredibile discriminazione di cui è vittima un alunna a Rovegliana

Scuolabus, ma non per Sara
La piccola non può salire per «motivi di bilancio»

di Marco Scorzato

Davanti alla scuola di Rovegliana, lo scuolabus giallo è parcheggiato con la porta aperta e aspetta di inghiottire gli alunni per riportarli a casa. Tra schiamazzi, sorrisi e qualche spinta, i bambini salgono, salutano l’autista e si mettono a sedere. Tutti, tranne una. Si chiama Sara, ha sei anni, lunghi capelli biondi e lisci, carattere riservato, occhi vispi. Lei non può. Non ne ha diritto. Le diposizioni comunali dicono che non può usufruire del servizio di trasporto scolastico. Non può, sebbene il pulmino parta con parecchi posti liberi.
Dall’anno 2006-2007, il Comune ha deciso infatti, «per motivi di bilancio e sindacali», di non dare il servizio ai «nuovi iscritti che non risiedano nel comprensorio di Rovegliana». Sara vive con mamma e papà in centro e fa la prima elementare a Rovegliana, perché lì e solo lì c’è il tempo prolungato. È l’unica, quindi, che non può salire sul pulmino.
«Il pulmino ha sempre posti liberi», testimonia Nadia Parlato, insegnante a Rovegliana. Ma a Sara non resta che mandare un “ciao” ai compagni sul pulmino e virare verso l’auto della maestra che si è offerta di accompagnarla a casa due volte la settimana. Un altro pomeriggio la “tassista” volontaria è la mamma di un alunno. «Il mercoledì e il venerdì, invece - spiegano Antonio Lovato e la moglie Raffaella, genitori di Sara - le lezioni finiscono alle 12,30 e in quei casi Sara torna a casa con la corriera di linea Ftv. Ma quella passa alle 12,20 e quindi abbiamo dovuto chiedere al preside il permesso per l’uscita anticipata». La piccola sale quindi sul pullman di linea, dove spesso, oltre a lei e al conducente, c’è solo un’anziana diretta ai Parlati. «Noi, del resto - aggiungono i genitori - non possiamo andarla a prendere per via del lavoro». Antonio, 42 anni, e Raffaella, 34, sono impiegati e lavorano rispettivamente a Trissino e Valdagno. «Il tempo prolungato - spiega il papà - è una necessità estrema». Una necessità che spiega la rinuncia alle scuole del centro, che sorgono, ironia della sorte, a trenta metri da casa loro.
Ma come si è arrivati a questa situazione? Perché il servizio scuolabus non è “universale”? Tutto inizia nell’autunno 2005 quando il sindaco Franco Viero scrive al dirigente scolastico Domenico Caruso annunciando il taglio del servizio di trasporto per i nuovi iscritti a Rovegliana non residenti nell’ambito della frazione. «Il boom di iscrizioni del 2005 - aveva spiegato allora il primo cittadino - ci ha costretti ad organizzare un giro di pulmino in più, con una serie di conseguenze negative per l’organizzazione del lavoro degli autisti. D’altra parte, il patto di stabilità non ci consente di assumerne di nuovi. La nostra scelta, quindi, è volta ad eliminare, nel giro di qualche anno, quel giro in più». Questi gli argomenti che il sindaco ha esposto anche ai coniugi Lovato, l’estate scorsa.
Viste le avvisaglie i genitori potevano desistere prima? Tre famiglie l’hanno fatto: dopo la preiscrizione a Rovegliana, hanno dirottato i figli a Valdagno. «Ma noi avevamo avuto rassicurazioni dal preside che una soluzione si sarebbe trovata, visto che si tratta di una sola bambina - spiegano i genitori di Sara -. La scuola di Rovegliana peraltro è ambita per la sua ottima didattica, c’è un passaparola positivo». Il che spiega il boom di iscrizioni del 2005, quando si toccò il record di 22 iscritti.
«È paradossale che di fronte ad una maggior richiesta si tagli il servizio soffocando una scuola che funziona - afferma Massimo Poncina, presidente del Comitato genitori -. La storia di Sara è una discriminazione grave, un segnale negativo per la comunità».
Anche il Consiglio d’istituto si è attivato, chiedendo con lettera al sindaco di «valutare la possibilità di garantire il trasporto dell’unica bambina proveniente dal centro». Il Consiglio ha anche espresso «preoccupazione per il futuro della scuola di Rovegliana». Limitare il servizio di trasporto è un forte disincentivo alle iscrizioni. E quest’anno, senza Sara, la classe sarebbe stata di soli 5 alunni, uno in meno del numero minimo per attivarla.
Alla richiesta del Consiglio, tuttavia, il sindaco ha risposto picche. «Questa amministrazione - ha scritto Viero nell’autunno scorso - non ha nulla da aggiungere a quello di cui codesto Istituto è a conoscenza già da tempo». Interpellato, il primo cittadino ribadisce la volontà di «confermare la linea di principio fin qui adottata. Abbiamo scelto un criterio territoriale e lo portiamo avanti». E una deroga per il caso singolo non è possibile? «Ci abbiamo pensato, ma non sarebbe trasparente per i cittadini affrontare le situazioni caso per caso. Il problema è che se poi si presentano altri casi, che motivi ho per negare lo stesso trattamento?».
Il Consiglio d’istituto, nell’ultima riunione del 26 febbraio, ha comunque deciso di tenere duro, rinnovando la richiesta al sindaco affinché trovi una soluzione ad hoc. Anche perché - viste le preiscrizioni che contano 11 nuovi alunni tutti della zona di Rovegliana - il prossimo anno Sara risulterà ancora l’unica “appiedata”.
«Tutta questo mi sembra un’ingiustizia - conclude Antonio Lovato - e soprattutto un’assurdità e uno spreco: un pulmino che viaggia mezzo vuoto, che risparmio è?».

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Vergogna e ancora vergogna, sono arrivata quì perchè anche noi mamme di alcuni bambini di una scuola elementare in provincia di roma stiamo nella stessa condizione e siamo circa una ventina disposte anche a pagare una quota per il servizio scuola bus ma i comuni non si mettono d'accordo e noi non residenti ne paghiamo le conseguenze, altra cosa indegna sono i buoni pasto che a noi non residenti li fanno pagare 10,00 euro in più a blocchetto che differenza c'è dalla bocca dei residenti, vergogna spero che qualcuno prenda a cuore la storia di Sara che vergogna questa è l'Italia, non c'è più rispetto per i bambini e i loro genitori ma quale diritto allo studio.

Anonimo ha detto...

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